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Il canavese contro le scorie. Reportage dalla manifestazione del 6/11 a Mazzé contro il Deposito unico nucleare

Sabato 6 novembre il territorio di Mazzè (TO) ha visto scendere in piazza più di 1500 persone per dire “no” alla realizzazione di un deposito unico di scorie nucleari di scala nazionale. Anche Ecologia Politica ha partecipato al vivace corteo popolare, che ha visto la partecipazione di numerosi sindaci e sindache della zona, oltre che di trattori e mezzi pesanti, ha confermato la larga volontà di attivarsi della popolazione del canavese in difesa del territorio che vive. L’area interessata, di circa 150 ettari, potrebbe essere espropriata devastando campi coltivati, attività agricole e alcune cascine abitate per far posto a cemento, asfalto e scorie radioattive. L’azienda Sogin, incaricata del progetto, ha rilevato questo sito tra altri 67 nel territorio nazionale. La popolazione però contesta alla scelta numerosi problemi.

Innanzitutto, non si è tenuto conto dell’idoneità e della distanza di sicurezza dai centri abitati: il terreno ha fondo ghiaioso anziché argilloso (quindi permeabile) e le prime abitazioni sorgono a meno di 2 km dall’area designata. Inoltre, questo deposito ospiterebbe scorie di bassa, media e alta intensità per le quali servirebbero trattamenti speciali come lo stoccaggio a 400m di profondità e una distanza di molti km dai centri urbani; questo Sogin non lo permetterebbe poiché lo ha definito “deposito temporaneo”, quindi privo di molte misure di sicurezza assolutamente necessarie. A tutta la mole di lavori inquinanti per realizzare il deposito, si aggiunge il continuo traffico di mezzi e tir per il trasporto delle scorie da tutta la penisola, generando così nuovo inquinamento e saturando l’aria già poco respirabile della Pianura Padana, in vetta alle classifiche europee per quantità di gas serra e particolato atmosferico.

Le questioni sollevate da questo movimento popolare rivelano quindi tanto l’incompetenza espressa dalla progettazione dell’azienda, quanto la smania di realizzare grandi opere inutili da parte delle amministrazioni statali in nome della cosiddetta “transizione ecologica” e della speculazione territoriale. Riteniamo, in consonanza con la popolazione del canavese, che un deposito di questo tipo risulterebbe dannoso sia sul breve che sul lungo periodo, in quanto le scorie (stoccate in maniera non a norma) mantengono la loro radioattività migliaia di anni ed è necessario un continuo riciclo delle acque trattate, che finirebbero inevitabilmente disperse nell’ambiente.

La mobilitazione che ha portato alla manifestazione del 6/11 è stata innescata in primo luogo dal neonato Comitato Atomi Impazziti. Il Comitato ha deciso di opporsi al progetto consultando tecnici e facendo informazione sul proprio territorio, denunciando la loro contrarietà a Sogin e alle amministrazioni, dichiarando il progetto del DUN inadeguato sotto ogni punto di vista e di sviluppo sostenibile. I membri del CAI credono invece che una serie di piccole opere e infrastrutture migliorerebbe la salute del territorio e della popolazione. A partire dalla rivisitazione del progetto in toto, il quale comunque imporrebbe un unico luogo di deposito delle scorie nucleari rendendo ancor più difficile la loro gestione, continuando con la messa in sicurezza dei depositi già esistenti e la conversione delle fonti di energia verso una prospettiva più rinnovabile.